“Pregare è la risposta”. La risposta a cosa? Ai nostri problemi, alle nostre ansie, alle difficoltà…Eppure succede che le nostre preghiere siano prive di un elemento imprescindibile: la fede! “Ma come”? Potrebbe pensare qualcuno, “Se prego Dio è proprio perchè credo in Lui”! Certo che crediamo in Lui, ma crediamo nella sua bontà e nel suo costante desiderio di essere presente nelle nostre vite?
Ho pensato tante volte di dover convincere Dio, di doverlo smuovere in mio favore facendo come la vedova del capitolo 18 di Luca, oppure provando ad assumere determinate posizioni come stringere le mani, mettermi in ginocchio, implorarlo disperatamente o usando determinate parole. Mi sono quindi ritrovato spesso ad essere pieno di speranza ma ahimè la fede non è speranza. La fede è certezza di cose che speriamo e dimostrazione di realtà che ancora non vediamo (Ebrei 11: 1). Credere fermamente nella bontà di Dio, nel suo bene per noi ci rende, tra le tante cose, certi delle sue risposte ma se non siamo sicuri che Dio ci ama e che quindi voglia risponderci è molto probabile che non riceveremo risposte. (vedi Giacomo 1: 6–7)
Ad esempio, se ci dimentichiamo della sua bontà, le nostre preghiere potrebbero suonare cosi:
“Ti prego Signore guarisci la nostra sorella malata ma ci sottomettiamo alla tua volontà“
“Signore se è nella tua volontà salva quella persona dall’inferno“
” Oh Signore, ti prego, se tu vuoi puoi, aiutami ad uscire da questa situazione“
Come avrai notato queste sono tutte preghiere piene di speranza ma senza certezza. Dire “se è nella tua volontà” infatti è una frase assolutamente priva di fede. Se guardiamo a Dio incarnato in Gesù intuiamo molto della sua volontà, “Chi ha visto me ha visto il Padre” disse Gesù, in altre parole: “Chi conosce me conosce la volontà di mio Padre“. Quando guardiamo quello che Gesù ha fatto sulla terra e cioè guarire i malati, scacciare i demoni, perdonare i peccati, sfamare gli affamati guardiamo esattamente a quello che il Padre vuole per le sue creature. Ciò che Gesù invece non ha mai fatto era quello di mandare le malattie o disgrazie di vario genere per insegnare qualcosa o disciplinare qualcuno. Sai perchè? Perchè Gesù voleva mostrare chi era suo Padre, il vero ed unico DIO D’AMORE.
Al di là delle risposte che riceveremo, la volontà di Dio è che tutti siamo perdonati, guariti e vittoriosi nelle prove, questa è la sua volontà. Quindi spetta ai suoi figli (noi) vivere in questo mondo, ancora sotto il dominio di Satana e del peccato ma essendo consapevoli della vittoria che abbiamo in Cristo.
Dovremmo pregare intensamente come Elia
Alla fine della lettera di Giacomo dopo aver argomentato sulla preghiera (Gc 1:6,Gc 4:2,Gc 5:13,Gc 5:14), ci viene riportato l’esempio di un profeta dell’Antico testamento, Elia. “Elia era un uomo sottoposto alle stesse nostre passioni, pregò intensamente che non piovesse e non piovve per tre anni e mezzo” Gc. 5:17
Quando leggiamo la parola intensamente, la prima cosa a cui pensiamo è : “ma che razza di preghiera ha fatto Elia!!! Chissà quanto lunga sarà stata quella preghiera, che intensità avrà avuto in quel momento! Vorrei anch’io pregare così”.
Ma il modo intenso con cui pregò Elia è diverso da quello che pensiamo, per due motivi:
Primo, perché nel testo originale la parola intensamente (proseuchē) in realtà sarebbe “seriamente” o “di conseguenza” e già questo cambia di molto il senso. Secondo, perché andando a vedere questo episodio nel libro di 1 Re vedremo che Elia non fece una preghiera intensa ma molto più semplice e corta di quello che crediamo.
La nostra idea di preghiera è diversa da quella di Dio
Israele stava passando un periodo difficile a causa del suo re Acab un uomo malvagio ed idolatra (1 Re 16:30) marito della principessa fenicia Jezebel, che aveva portato tutta la nazione ad essere in rivolta contro Dio. Fu proprio in quel momento che Elia entrò in scena facendo questa preghiera: «Com’è vero che vive il SIGNORE, Dio d’Israele, che io servo, non ci sarà né rugiada né pioggia in questi anni, se non alla mia parola» (1 Re 17: 1)
Questa fu la preghiera di Elia, una semplice dichiarazione di fede: “Non ci sarà nè rugiada nè pioggia” basata sulla convinzione di chi fosse Dio: “Com’è vero che vive il SIGNORE”.
Anche noi, dice Giacomo, dovremmo pregare avendo la stessa convinzione su chi è Dio, “Vero” cioè che esiste e “Vivo” cioè che è presente e interessato ai nostri problemi.
Quindi, questo versetto non ci stimola a supplicare Dio quando preghiamo, perché Lui è più che disposto a soddisfare le nostre necessità, piuttosto ci incita a fidarci della sua grazia e a parlare della sua bontà ai nostri problemi.
Se non vedi la bontà di Dio è perché ti consideri un servo
Oggi viviamo un’ epoca diversa da quella di Elia, un’ epoca dove Dio non è più il nostro Signore ma è diventato il nostro Padre, perchè Gesù è venuto a rivelarcelo. Sotto il patto della legge, Dio era il Signore, ma sotto la nuova alleanza nel sangue di Gesù, Dio si rapporta con noi come Papà! Viviamo nell’anno accettevole del Signore, come una volta Gesù lesse dal libro di Isaia in Luca 4: 17, dove i figli hanno pieni diritti (Gal 4: 5) e intimità con Lui cosa che invece i servitori non hanno. Dove i figli sono eredi, anzi coeredi con Cristo (Rm 8:17) nel senso che la loro parte non sarà inferiore alla Sua. Dove i figli non devono preoccuparsi per il futuro, perché il loro Padre celeste sa che hanno bisogno di tutte queste cose (Mt 6:32). Dove i figli a differenza dei servi conoscono la volontà di Dio perché hanno la mente di Cristo (1 Co 2:16).
Avendo chiaro questo, il nostro modo di pregare cambierà. Pregheremo sia per le cose piccole, perché se sono importanti per noi lo saranno anche per Lui, che per le grandi cose, certi che Lui ama fare buoni regali ai suoi figli.
Non pensare che esistano delle formule o preghiere specifiche per ottenere le risposte. C’è solo la fede in Dio. Certamente la nostra fede non obbligherà Dio a venire in nostro soccorso, sarà piuttosto il mezzo con cui accederemo alla sua abbondante grazia per la nostra vita, perché la fede è in accordo con Dio. (1Gv. 5:14)
Possiamo fare nostra la preghiera che Paolo ha rivolto agli Efesini:
“…affinché il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, ci dia uno spirito di sapienza e di rivelazione perché possiamo conoscerlo pienamente; egli illumini gli occhi del nostro cuore, affinché sappiamo a quale speranza ci ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che ci riserva tra i santi, e qual è verso di noi, che crediamo, l’immensità della sua potenza (Ef 1: 18-19)