Tacciano le donne! (1 Corinzi 14:34-35)

Hai mai avuto quella sensazione di trovarti davanti a qualcosa che ti spiazza completamente? A me è successo una domenica pomeriggio in chiesa. Ero lì, pronto a seguire la predicazione come sempre, quando… sorpresa! Chi si alza per predicare? Una donna. Sì, proprio una donna. Devo ammettere che ero completamente impreparato: l’idea che una donna predicasse era contro tutto ciò che avevo sempre sentito dire e letto nella Bibbia.

E lì, seduto in mezzo alla sala, ho avuto un momento di indecisione. Andarmene o Rimanere? Beh, essendo in piena vista e con gente ovunque, scappare non era un’opzione. Così, mi sono sistemato meglio sulla sedia e ho deciso di ascoltare.

Ricordo che la predicazione sembrava fatta su misura per me: ogni parola colpiva nel segno. Era bella, toccante, coinvolgente ma mentre ascoltavo, dentro di me c’era un continuo tira e molla: “È giusto che una donna predichi? È sbagliato? Ma quello che dice è così vero…”

Gesù e Paolo: due visioni diverse sulla donna?

Le leggi ebraiche, contenute nel Pentateuco, non promuovevano un atteggiamento negativo verso le donne, ma le ponevano in una posizione subordinata rispetto agli uomini in vari aspetti della vita sociale e religiosa. Tanto per darvi un idea, nel Tempio di Gerusalemme c’era uno spazio appositamente per loro, chiamato “il cortile delle donne”. Serviva come area di preghiera e di raccoglimento, ma era separato dal resto del tempio per motivi di purità rituale. Sebbene fosse un luogo di partecipazione alla vita religiosa, le donne non potevano entrare nell’area più sacra del tempio, riservata ai sacerdoti e agli uomini.

Questo ci dice tanto su come le donne venivano viste all’epoca.

In questo contesto arriva Gesù, portando una ventata di cambiamento. Mentre i leader religiosi dell’epoca interpretavano le leggi dell’Antico Testamento in modo rigoroso e le applicavano all’ estremo, trattando le donne come deboli, ignoranti e inaffidabili, Gesù faceva tutto il contrario. Parlava con loro, le abbracciava, le ascoltava. Non importava se fossero peccatrici o emarginate: per lui, avevano valore.

Gesù aprì una strada di dignità e speranza, abbattendo muri e restituendo alle donne un ruolo importante dopo anni di oppressione. Ma poi… è arrivato l’apostolo Paolo, che con soli due versetti sembrò premere il tasto rewind, riportando le donne al silenzio e mettendo in ombra il lavoro che Gesù aveva fatto.

Il primo che vedremo insieme è quello della lettera ai Corinzi:

34 Come si fa in tutte le chiese dei santi, le donne tacciano nelle assemblee, perché non è loro permesso parlare; stiano sottomesse, come dice anche la legge. 35 Se vogliono imparare qualcosa, interroghino i loro mariti a casa; perché è vergognoso per una donna parlare in assemblea.

Questa scrittura, insieme a 1 Timoteo 2:12 (che vedremo prossimamente), è stata spesso usata come una sorta di “bavaglio biblico” per tenere le donne in silenzio e, di fatto, negare alla chiesa i doni preziosi che Dio ha dato loro. Ma facciamoci una domanda: davvero Paolo sta dicendo che le donne devono stare zitte e buone, al culto domenicale?

Sì, potrebbe dire qualcuno: “è scritto nella legge, infatti l’apostolo dà un comandamento chiaro”:

non è loro permesso parlare; stiano sottomesse, come dice anche la legge! (1 Corinzi 14:34)

A proposito di quella Legge. Se cercate nell’Antico Testamento non troverete alcuna disposizione che proibisca alle donne di parlare. Anche se ci fosse una regola del genere, e non c’è, non trovereste strano che l’apostolo della grazia predicasse la legge?

Quindi, a cosa si sta riferendo?

In realtà, i Greci avevano leggi civili che proibivano alle donne di parlare nelle assemblee pubbliche, e Paolo si riferiva a queste leggi. A ciò si aggiungono anche gli insegnamenti orali rabbinici che mettevano la donna ancora più da parte, limitandola ulteriormente nella vita religiosa e sociale.

La donna ideale, secondo l’ebraismo del primo secolo, era silenziosa e nascosta. Se entrava nella sinagoga, sedeva e restava in silenzio mentre gli uomini parlavano. Infatti a quel tempo, una delle preghiere recitate quotidianamente dagli uomini, (sebbene non fosse formalmente scritta a quei tempi) ringraziava Dio per non averli fatti donne.

Allora, perché l’apostolo disse che alle donne non è permesso parlare? Ti sorprenderà sapere che Paolo non lo dice direttamente. Sta, infatti, citando una domanda sollevata dai Corinzi.

Le tante domande dei Corinzi

I versetti 34-35 dovrebbero essere letti tra virgolette, perché in realtà Paolo sta solo citando il pensiero dei Corinzi. Erano loro a chiedersi se le donne dovessero stare in silenzio in chiesa.

Paolo non ha deciso di sua spontanea volontà di scrivere questa lettera: ricordiamo che all’epoca scrivere una lettera non era affatto economico, e di solito bisognava avere una buona ragione per sostenere quella spesa. La sua motivazione? Aveva ricevuto una lettera da alcune persone della casa di Cloe, che gli segnalavano diversi problemi nella comunità di Corinto:

  • Quanto alle cose di cui mi avete scritto (1 Czr 7:1)
  • Quanto alle vergini… (1 Cor 7:25)
  • Quanto alle cose sacrificate agli idoli… (1 Cor 8:1)
  • Quanto ai doni spirituali… (1 Cor 12:1)
  • Quanto poi alla colletta per i santi… (1 Cor 16:1)

La giovane chiesa di Corinto non aveva l’idee chiare su tante cose ed evidentemente anche sulle donne, che li aveva portati ad accettare questa regola ebraica dove le donne dovevano tacere durante le riunioni.

I Corinzi dunque chiesero a Paolo cosa pensasse di questo problema e nella sua risposta alla loro domanda, Paolo ripeté ciò che aveva sentito/letto da parte loro “…alle donne non è permesso parlare, proprio come dice la legge” prima di dargli la sua risposta:

Che cosa? La parola di Dio è proceduta da voi? Oppure è giunta soltanto a voi? (1 Corinzi 14:36  KJV)

In altre parole, “State scherzando? La parola di Dio non è esclusiva di un singolo gruppo o sesso, ma è destinata a tutti i credenti. Pensate davvero di aver sentito da Dio queste cose?”

Se qualcuno pensa di essere profeta o spirituale, riconosca che le cose che io vi scrivo sono comandamenti del Signore. (1 Corinzi 14:37)

“Se pensi di essere così spirituale, smetti di dare ascolto alle tradizioni create dall’uomo e ascolta ciò che ho da dire sull’argomento.”

e se qualcuno lo vuole ignorare, lo ignori. (1 Corinzi 14:38)

“Se qualcuno sceglie di ignorare la verità che gli sto insegnando, non c’è molto che si possa fare.”

Pertanto, fratelli miei, desiderate il profetizzare e non impedite il parlare in altre lingue; (1 Corinzi 14:39)

“Vorrei che tutti voi, uomini e donne, parlaste in lingue, come tutti fecero nel giorno di Pentecoste. Non impeditelo! E desidero ancora di più che tutti, uomini e donne profetizzino”.

Perché non cambiare pensiero?

Leggendo tutta la lettera, non c’è da avere dubbi: ogni membro del corpo di Cristo, sia maschio che femmina, è fondamentale! E tutti, indipendentemente dal sesso, possono predicare, insegnare, parlare in lingue, profetizzare, cantare e gridare di gioia nella chiesa. Dio ha dato a ciascuno di noi doni e talenti speciali.

Quindi, la risposta alla domanda se le donne debbano tacere in chiesa è chiara: no, non devono. In quanto la Bibbia è piena di passaggi che invitano le donne a parlare in chiesa, e molti di questi sono scritti proprio da Paolo (Atti 1:14, 2:4, 17, Romani 12:6, 16:1, 3, 6, II Corinzi 5:17).

Amico, non perderti le cose buone che Dio vuole darti attraverso il gentil sesso.

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