La prima cosa che di solito conosciamo di qualcuno è il suo nome. Spesso i nostri nomi mostrano qualcosa su chi siamo. Per esempio, il nome di mia moglie è Graziella, una variante del nome Grazia che significa dono di Dio ma anche favore o gentilezza. Chiunque conosce mia moglie sa che quel nome si adatta bene a lei. Perché ama essere disponibile verso chiunque. Coincidenza? Non credo. C’è qualcosa nel nome Graziella che si collega a chi lei è.
Se hai un figlio, probabilmente hai pensato molto attentamente al nome da dargli con un significato speciale perché speri che possa diventare quel significato.
Lo stesso vale per i tanti nomi di Dio che troviamo nella Bibbia. Ognuno dei quali significa qualcosa del suo carattere, del suo essere, delle sue promesse, della sua natura. Dio è chiamato in molti modi: El Shaddai – Dio onnipotente, El Elyon – Dio altissimo, El Olam – Dio eterno, Adonai – Mio Signore, Yahweh – Io sono colui che sono, Yahweh Jireh – Dio provveditore, Atta El Roi – Dio che vede.
Potremmo pensare che tutti questi nomi siano sufficienti per conoscere Dio ma non è cosi, perché oltre a questi ce né uno al quale Dio è particolarmente affezionato, perché ha usato una persona speciale per rivelarlo al mondo, suo figlio Gesù, ed è quello di Papà. Se vogliamo dare un nome a Dio il più appropriato è Papà!
Noi siamo l’immagine del Dio che contempliamo.
Una famoso pastore A.W. Tozer disse: “Ciò che ci viene in mente quando pensiamo a Dio è la cosa più importante per noi.” In altre parole, noi siamo ciò che pensiamo di Dio.
Ad esempio, se immaginiamo Dio come uno autoritario che punisce i peccati, la nostra vita mostrerà paura e senso di colpa quando pecchiamo e inflessibilità quando altri peccano. Se lo vediamo come uno lontano dai nostri problemi è probabile che la nostra vita sarà piena di dubbi e incertezze perché non certi della sua vicinanza in mezzo alle circostanze della vita. Oppure, se vediamo Dio come un Re sovrano che permette accadano anche le cose brutte perché ne è l’autore, probabilmente avremmo delle vite fataliste cioè passive, dove, succeda quel che succeda, sulla nostra bocca avremmo spesso l’amata frase “tanto Dio è sovrano.”
Quindi, l’immagine che abbiamo di Dio è importante perché interessa la mia e la tua vita spirituale. Allora come possiamo averne una corretta? Qualcuno potrebbe dire che è attraverso qualsiasi pagina della Bibbia che possiamo conoscere Dio. Però c’è un versetto in Giovanni 1:18 che dice: “Nessuno ha mai visto Dio…”
Hai mai pensato a quel versetto? Fermati un attimo e pensa a quello che ha appena detto Giovanni. “Nessuno ha mai visto Dio.”
Queste parole significano che non è sufficiente leggere qualche pagina della Bibbia (soprattutto l’antico testamento) per conoscere Dio, perché ne Isaia, ne Mosè, ne Ezechiele, ne Daniele, ne Abramo possono darci una corretta immagine di Dio dato che non l’hanno mai visto, o meglio, l’hanno visto ma non chiaramente.
Isaia nell’anno in cui morì il re Uzzia, vide il Signore seduto su un trono e l’orlo della sua veste riempiva il tempio. (Isaia 6: 1). Mosè vide le sembianze di Dio “Con lui io parlo a tu per tu, con chiarezza, e non per via di enigmi; egli vede la sembianza del SIGNORE” (Numeri 12:8). Anche Abramo vide Dio, “Il SIGNORE apparve ad Abramo alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della sua tenda nell’ora più calda del giorno” (Genesi 18:1). Ezechiele vide Dio come un uomo di metallo splendente avvolto nel fuoco (Ezechiele 1:27-28). E Daniele vide una figura (Dio) con capelli bianchi come la lana, seduto su un trono in fiamme (Daniele 7:9). Ma queste immagini sono solo pezzi di un quadro ancora da completare.
Se vogliamo sapere com’è veramente Dio siamo obbligati a guardare altrove.
Dove un giorno guardò Filippo che per la prima volta sentì dalla bocca di Gesù dire che Dio è papà. Come avrai notato, nell’antico testamento nessuno osava parlare del Dio onnipotente in termini familiari. Dio era il Creatore, il Signore del cielo e terra. A quel tempo la gente pregava in modo formale usando espressioni del tipo Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Fino a quando non venne Gesù a rivelarci che quando preghiamo dobbiamo chiamarlo papà.
Di fronte a questa affermazione Filippo rimase stupito e incuriosito al punto da fare una richiesta a Gesù: «Mostraci il padre e ci basta» (Giovanni 14:8). Perché fino a quel momento aveva avuto un immagine sfocata di Dio, ciò che conosceva di Lui era quanto Mosè e gli altri profeti sapevano. Ma quando ha sentito per la prima volta dire che Dio è Papà non ha esitato a fare quella richiesta a Gesù perché sapeva che la sua relazione con Dio sarebbe cambiata.
Dio è Gesù, Gesù è Dio.
Com’è Papà? È esattamente come il Figlio. Ed il Figlio è esattamente come Papà. Dio è come Gesù.
Gesù rispose a quella richiesta cosi: “Filippo sono stato con te per molto tempo e non ti sei reso conto che io sono come Papà? Chi ha visto me ha visto il Padre” (Giovanni 14:9). WOW, CHE BUONA NOTIZIA !! Questa uguaglianza è cosi potente da liberarci da false o parziali immagini di Dio che la religione ha prodotto.
Forse la religione ti ha detto che Dio si tiene il registro di tutti i tuoi peccati e quando arriverai in paradiso, tutte le tue malefatte segrete saranno esposte “. Ma Dio non è così. Sai perché? Perché Gesù non è così. Gesù non ha mai svergognato i peccatori. Li amava. O forse stai credendo che Dio sia un Re Sovrano che permette che le cose brutte accadano perché tutto ciò che succede è la sua volontà. Se ci ammaliamo è perché Dio lo ha ordinato. Se un bambino muore, è perché Dio lo ha permesso. Se un terremoto distrugge una città è perché Dio è colui che fa piombare le sciagure. Ma Dio non è così. Come lo sappiamo? Perché Gesù non è così. Il suo desiderio era di fare vedere al mondo la volontà del Padre che è nel cielo anche sulla terra. Ecco perché ha guarito i malati, risuscitato i morti e scacciato demoni.
Cosa fare per cambiare l’immagine errata che abbiamo di Dio?
Sfidiamo le nostre immagini preconcette su Dio, non cadiamo nella trappola di renderlo a nostra immagine, ma crediamo piuttosto in questo: Il Padre e il Figlio sono esattamente uguali, sono sulla stessa linea e hanno lo stesso cuore. Gesù disse: “Io e il Padre siamo uno”
Se un padre non punisse e correggere i suoi figli quando occorre necessariamente non sarebbe un padre sarebbe solo un procreatore. Un padre come Dio, corregge e punisce i figli che ama. Ebrei 12,5-11
5 e avete dimenticato l’esortazione rivolta a voi come a figli:
«Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore,
e non ti perdere d’animo quando sei da lui ripreso;
6 perché il Signore corregge quelli che egli ama,
e punisce tutti coloro che riconosce come figli»
Più avanti scriverò qualcosa su quel versetto ne frattempo ti chiedo:come punisce i suoi figli Dio? Puoi fare degli esempi pratici?
Difficile fare esempi di come Dio punisce, dovrei essere Dio e invece sono solo un uomo. La punizione, la correzione o la prova (altro metodo pedagogico usato da Dio) hanno lo scopo di farci crescere. Quindi qualunque sia il tipo di punizione o prova che Dio utilizza è e sarà una benedizione. Ora credo che siamo d’accordo sul fatto che Abramo fosse un credente salvato per grazia. Penso alla prova per eccellenza che leggiamo nella Scrittura quando Dio gli chiede di safricare Isacco.
Seguendo la tua chiave di lettura sulla persona di Dio, il quale non farebbe mai passare i suoi figli per momenti difficili, non permetterebbe mai che si ammalino o che soffrano… mi chiedo perché Dio ha chiesto una cosa tanto pesante ad Abramo? Perché far passare ad Abramo un momento tanto doloroso al pensiero di mettere suo figlio su una catasta di legna per vederlo bruciare davanti ai suoi occhi? Riesci ad immaginare un dolore più grande di questo per un padre? Il motivo c’è… Ma il mezzo che Dio usa per raggiungere lo scopo è un mezzo pieno di dolore.