Quando si predica la grazia di Dio e il lavoro finito di Cristo per la nostra salvezza e redenzione, potremmo pensare di non dover far più nulla in termini di opere. Tuttavia non è così! Siamo chiamati a fare qualcosa non per ottenere la salvezza, ma per ricevere la ricompensa quando saremo al Bema, il Tribunale di Cristo.
La vita cristiana non finisce con la salvezza, Dio ci chiama a vivere in modo che le nostre opere, compiute in risposta alla Sua grazia, siano premiate.
Ma quali sono queste opere che dobbiamo fare?
Binari diversi
Prima di scoprirlo, è necessario partire da un punto fondamentale che è questo: “salvezza e ricompensa non sono la stessa cosa, viaggiano su binari diversi.”
Alcuni credono che un giorno tutti riceveremo la stessa retribuzione e che, grazie alla salvezza, in cielo saremo tutti uguali. Questo fraintendimento però porta a pensare che per essere salvati sia necessario impegnarsi attivamente, come se le nostre opere potessero guadagnare la nostra salvezza.
Ciononostante, la realtà è ben diversa.
Immagina una scuola dove tutti i bambini ricevono gratuitamente l’iscrizione. Indipendentemente dalle loro capacità o comportamenti passati il preside della scuola decide di offrirla come atto di amore e generosità.
Ora, una volta iscritti, i bambini iniziano a frequentare le lezioni e a partecipare alle attività scolastiche. Alcuni di loro si impegnano molto, fanno i compiti, aiutano l’insegnante e partecipano attivamente. Al termine dell’anno scolastico, questi bambini ricevono premi speciali per il loro impegno e le loro buone azioni. D’altro canto, ci sono anche bambini che, pur avendo ricevuto l’iscrizione gratuita, non fanno nulla per distinguersi. Non partecipano, non studiano e non aiutano. Questi bambini non ricevono alcun premio speciale, anche se continuano a frequentare la scuola grazie all’iscrizione gratuita ricevuta all’inizio.
Questa storia illustra la differenza tra salvezza e ricompensa. La salvezza, come l’iscrizione gratuita, è un dono che riceviamo senza meritarlo, semplicemente per la grazia e l’amore di Dio. Le ricompense, invece, sono i premi che riceviamo in base a come viviamo la nostra vita cristiana dopo aver ricevuto la salvezza. Pertanto, è fondamentale capire che la salvezza ci rende tutti parte della famiglia di Dio, ma le ricompense celesti dipendono dal nostro cammino di fede.
Non tutti avremo la stessa ricompensa in cielo; il nostro tesoro celeste sarà proporzionale alle nostre opere.
Ma quali opere dobbiamo fare?
Siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparato affinché le pratichiamo. (Efesini 2:10)
Paolo sta mostrando che le buone opere sono state preparate in anticipo per noi.
Ora qualcuno potrebbe pensare: “Certo che poteva essere più esplicito Dio. Sembra che queste opere siano un qualcosa di misterioso che non voglia rivelarci, qualcosa che dobbiamo scoprire da soli.”
No, Dio non è così. Lui è chiaro.
Siamo noi che concentrandoci su singoli versetti non riusciamo sempre a comprendere l’intero messaggio. Infatti andando avanti, scopriamo quale sia questa opera:
Quindi l’apostolo stava ricordando ai cristiani di Efeso com’erano visti e trattati prima di conoscere Cristo. Penso che glielo stesse scrivendo perché notava che all’interno della chiesa di Efeso alcuni cominciassero a guardare altri con disprezzo e derisione. Forse c’erano gruppi che avevano iniziato a sentirsi superiori, più intelligenti, a sentire che Dio li amava di più rispetto ad altri.
In altre parole, Paolo disse agli Efesini: “Ricordatevi che un tempo eravate stranieri, vi trovavate in una posizione dove un altro gruppo di persone vi disprezzava, giudicava e pensava che Dio vi odiasse. Pertanto, ora che fate parte della famiglia di Dio, assicuratevi di non cadere nella stessa trappola. Non iniziate a trattare gli altri nel modo in cui una volta vi trattavano gli ebrei”
Riesci a vedere ora qual è l’opera che Dio apprezza di più? “AMARE il nostro prossimo come noi stessi”, che, se ricordi, riassume tutti i comandamenti. (Romani 13:8-10)
Questo è un buon promemoria per ognuno di noi: non disprezzare il tuo prossimo, condannandolo, criticandolo o giudicandolo per qualcosa che ha fatto. Piuttosto, amalo perché fa parte della famiglia di Dio. Infatti, continuando il discorso, Paolo dirà più avanti:
32 Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo. (Efesini 4:32)