Immagina per un momento se una tua lontana zia ti avesse lasciato una grande eredità. Soldi a palate, case lussuose e automobili di lusso.
Domanda: quando cercheresti di utilizzare questa eredità? Aspetteresti fino a un domani quando non ci sarai più, oppure ne trarresti vantaggio ora, mentre sei in vita?
Lo so, è una domanda banale, ma può aiutarci a comprendere meglio la storia del giovane ricco che un giorno chiese a Gesù:
Maestro buono cosa devo fare per ereditare la vita eterna? (Luca 18:19)
Ho sempre pensato che il giovane ricco stesse chiedendo cosa avrebbe dovuto fare per ricevere la vita eterna, quando non sarebbe più stato in vita. Tuttavia, mi sono reso conto che la sua domanda non era rivolta al futuro ma al presente, perché stava in realtà chiedendo a Gesù cosa avrebbe dovuto fare per ereditare la vita eterna. Questo perché l’eredità non è qualcosa da utilizzare dopo la morte, ma qualcosa da vivere mentre siamo in vita.
Il giovane ricco e la sua teologia
Nel modo di pensare ebraico, il denaro e la ricchezza erano un segno della grazia e della benedizione di Dio. La legge mosaica infatti prometteva che se una persona avesse obbedito a Dio e avesse seguito il Patto, allora Dio l’avrebbe benedetta con terre, raccolti, bestiame, prosperità e salute (Deut. 28:1-14). Ma se qualcuno non aveva tutte queste cose, allora era segno che lui o i suoi antenati erano peccatori (Deut. 28:15-68).
Il giovane ricco ovviamente faceva parte di quelli che credevano di aver sempre osservato la legge perché considerava la sua ricchezza come una prova della grazia di Dio su di lui, e vedeva la mancanza di ricchezza tra i poveri come una prova che erano peccatori ribelli. Infatti quando Gesù gli disse di osservare tutta la legge (Luca 18:20), oggi ci sembra arrogante e assurda la risposta che il giovane diede a Gesù:
«Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza?» (Luca 18:21).
ma dal punto di vista ebraico no, perché la ricchezza era segno che si era graditi a Dio.
Gesù allora per mostrargli che non era così giusto come pensava, alzò la posta:
«ti manca ancora una cosa: vendi tutto quello che hai, e distribuiscilo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi» ( Luca 18:21)
Ora, con questa richiesta Gesù non stava mostrando la sua contrarietà alla ricchezza e non voleva nemmeno dire che quel giovane amasse i suoi soldi più di quanto amasse Dio. Il punto è un altro, Gesù voleva smantellare il falso senso di perfezione morale che il denaro stava creando nel suo cuore e capovolgere la convinzione teologica del tempo secondo cui i ricchi sono amati da Dio mentre i poveri sono sotto il Suo giudizio.
Infatti è in questo contesto che Gesù dirà la famosa frase del cammello:
«Io vi dico in verità che difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. E ripeto: è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio» (Luca 18:23-24)
Come fini la storia?:
Ma il giovane, udite queste cose si rattristato grandemente, perché era molto ricco (Luca 18:23)
In altre parole questo giovane considerò Gesù un falso maestro, uno che non conosceva la legge, perché se l’avesse conosciuta avrebbe saputo che la ricchezza era segno del fatto che Dio lo stava premiando per la sua rettitudine.
Quindi, sia la domanda del giovane che la risposta di Gesù non riguarda come ricevere, ottenere o avere la vita eterna, ma come ereditare o sperimentare la volontà, lo scopo e le benedizioni di Dio per la nostra vita qui e ora sulla terra.
Il giovane ricco come sarebbe oggi?
Avendo più chiaro il significato della storia, ho pensato a una situazione simile ai giorni nostri.
Immagina un pastore o un credente da tanti anni convertito che si avvicina a Gesù chiedendo: “Maestro, cosa devo fare per vivere la vita di Dio?” Il pastore lo chiede pensando di vivere già questa vita e sperando che Gesù lo elogi.
Tuttavia, Gesù gli risponde cosi: “Ebbene, che cosa insegni dal pulpito e cosa scrivi nei tuoi libri?”
Il pastore risponde: “insegno che le persone debbano frequentare la chiesa regolarmente, che paghino la decima, che leggano la Bibbia e preghino ogni giorno. Dico anche che devono avere una buona testimonianza nel loro lavoro e di non ridere mai alle battute volgari. Devono invece distribuire volantini e invitare le persone in chiesa.”
Gesù rispose: “Ottimo. Vai a fare tutto questo “.
Al che il pastore con orgoglio risponde: “Gesù è da quando sono bambino che faccio questo, sono nato in una famiglia cristiana mio padre era anche un pastore”.
“Bravo!” Gesù replica. “Allora ti rimane solo una cosa. Dimettiti da pastore. Smetti di scrivere libri. Smetti di predicare. Smetti di evangelizzare e di indossare collane e braccialetti cristiani. Smetti di dare la decima in chiesa. Smetti di fare la scuola biblica. Metti la Bibbia su uno scaffale per un po’, poi seguimi e vedremo cosa succederà”.
Ma il pastore/credente di fronte a queste parole si indignò cosi tanto che se ne andò comprendendo che Gesù non era un vero profeta, ma un impostore, uno di quelli da evitare.
Allora Gesù vedutolo andar via disse: “E’ più facile che un autobus passi per la cruna di un ago che un cristiano sperimenti la vita eterna.”
Questa storia cosa ci insegna?
Che se vogliamo sperimentare veramente la vita di Dio in noi, dobbiamo sbarazzarci di tutte quelle cose su cui facciamo affidamento come prova che siamo “buoni” cristiani, e invece seguire Gesù ovunque ci conduce. Questo potrebbe anche voler dire abbandonare certi principi che consideravamo fondamentali come alcune convinzioni teologiche che spesso ci tengono legati e ci impediscono di comprendere appieno la vastità di Dio.
In conclusione
Vuoi ereditare o sperimentare la vita eterna in questa vita? Vuoi vivere una vita abbondante, dinamica che sia tangibile a te e agli altri? Per prima cosa assicurarti di aver ricevuto il dono gratuito della vita eterna attraverso la fede in Gesù.
Poi sarà necessario non dipendere più dalle tue “ricchezze” o dalla tua capacità illusoria di fare “tutte le cose per bene” come segno che stai sperimentando la vita che Dio ha per te ma seguire umilmente Gesù ovunque Egli ti conduca.
Perché, come disse Gesù stesso, la vita eterna è innanzitutto una conoscenza intima di Dio e di suo Figlio (Gv 17:3). E questa conoscenza la si ha solo seguendolo.
Se abbiamo ricevuto il perdono dei nostri peccati attraverso il sacrificio di Gesù ma poi non sperimentiamo la vita eterna stiamo perdendo il vero scopo della salvezza.
Che possiamo tutti trovare gioia e pace nel seguire Gesù colui che ci fa sperimentare la vita eterna.