La parabola del predicatore distratto

Un giorno due uomini, uno affetto da cancro in stadio avanzato e l’altro completamente sano si recano dal medico per un normale controllo di routine. Il medico prescrive i farmaci adeguati a entrambi e con le ricette in mano, i due si dirigono dal farmacista. Tuttavia, per un malinteso, il farmacista scambia le prescrizioni, somministrando agli uomini la cura dell’altro.

Così, l’uomo malato di cancro riceve degli integratori con l’indicazione di fare esercizio fisico, mentre l’uomo sano inizia un lungo ciclo di chemioterapia. Col passare delle settimane non sorprende il fatto che l’uomo malato muore, mentre quello sano inizia a soffrire, perdere i capelli  senza comprenderne il motivo.

La parabola spiegata

In questa parabola, il medico rappresenta la figura di Gesù, che prescrive sempre la terapia adeguata. I farmaci, viceversa simboleggiano la Bibbia che fornisce la cura necessaria.

Il malato di cancro è il religioso/ipocrita convinto che la giustizia sia ottenuta attraverso le proprie opere. Al contrario, il paziente sano incarna il credente rigenerato dalla sua fede in Cristo Gesù. Mentre il farmacista confuso diventa il predicatore domenicale che, in modo errato, dispensa la legge ai credenti e la grazia ai religiosi.

Il risultato di questa confusione è che i due uomini si trovano in condizioni peggiori. L’ipocrita crede erroneamente che la sua vita vada bene, non si rende conto che i suoi atti giustizia sono come panni sporchi (Isaia 64:6), poiché il predicatore gli ha insegnato che uno stile di vita basato su sforzi e opere contribuirà a ottenere una vita pia e benedetta da Dio. Tuttavia, questo approccio lo lascia ancora intrappolato nella sua colpevolezza, incapace di avere una vita rigenerata.

Diversamente, il credente rigenerato pensa che la sua salvezza sia incompleta, “Devo mettermi a posto con Dio”. Sempre a motivo di quello che il predicatore confuso gli ha detto crede che il suo destino eterno dipenda dalla sua capacità di compiere giuste azioni, ma ahimè si ritrova costantemente sotto colpa e condanna.

La parabola applicata

Quando siamo appesantiti da qualcosa siamo soliti andare alla ricerca di conforto e guarigione. Sia che leggiamo la Bibbia o che andiamo in chiesa per ascoltare un sermone, cerchiamo la “medicina divina” che possa farci stare bene.

Ed è una buona cosa questa, perché nella Bibbia Dio, Gesù e lo Spirito Santo hanno messo la cura per la nostra vita. Perché essa ha il potere di guarirci, salvarci e ripristinare quello che è rotto.

Però, Dio ama curarci attraverso uomini e donne che si adoperano nel spiegarci quello che la Bibbia contiene. Ed è proprio qui che alle volte gli “amministratori” della parola di Dio, con tutte le migliori intenzioni, dispensano ai credenti la medicina sbagliata.

Invece di offrire la chiarezza della Grazia , talvolta trasmettono messaggi ambigui che portano ad avere effetti collaterali nella vita spirituale dei credenti, portandoli sulla via di sforzi disperati anziché sulla via della libertà e della pace che il vangelo offre.

Lascia che ti faccia un esempio tratto dalla prima lettera di Pietro:

Infatti è giunto il tempo in cui il giudizio deve cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al vangelo di Dio? (1 Pietro 4:17)

Questo passo di solito è utilizzato da alcuni predicatori per sostenere che le sofferenze sono uno strumento fondamentale che Dio utilizza per santificare la sua chiesa perché dicono che Pietro parli di due forme di giudizio. Il primo indirizzato ai credenti, comprendente la disciplina che devono affrontare da parte di Dio in questa vita. L’altro ai non credenti che avverrà alla fine del mondo.

Per sostenere questa interpretazione, spesso fanno riferimento ai modelli di giudizio dell’Antico Testamento, come nel caso di 2 Samuele 6, in cui Dio disciplinò il popolo d’Israele, causando la morte di Uzza o altri esempi come quello di Anania e Saffira, i quali furono uccisi da Dio come segno di disciplina.

Cercheranno di presentare tutto ciò come una “buona notizia”, sottolineando che è preferibile sperimentare un po’ dell’ira divina ora piuttosto che affrontare l’inferno in futuro. E concluderanno il loro messaggio con un appello: “Sforzati di essere un cristiano migliore”.

Questo è un esempio di quando prendiamo la medicina di un altro.

Perché leggendo dal versetto 12, noterai che il giudizio di cui parla Pietro riguarda la persecuzione o il giudizio che i credenti ebrei del tempo stavano affrontando a motivo della loro fede:

Carissimi, non vi stupite per l’incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi. (1 Pt 4:12-14)

Quindi questo versetto non è un medicina per noi perché non ha nulla a che fare con Dio che punisce i credenti per i loro peccati o con Dio che giudica la chiesa prima del giorno del giudizio.

Un altro esempio lo troviamo nella Vangelo di Matteo:

Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento altrimenti sarete gettati nel fuoco. (Matteo 3:8)

Ancora una volta, questo testo nelle mani di un predicatore distratto, potrebbe essere trasformato in un invito ad abbandonare un determinato tipo peccato per non incorrere in una punizione divina.

Ma se leggi il contesto di quel versetto noterai che il ravvedimento a cui Giovanni Battista si riferisce non è rivolto ai credenti ma ai farisei che dovevano ravvedersi, ossia smettere di credere di essere giusti davanti a Dio sulla base della loro osservanza della legge, e iniziare a credere in colui che Dio stava mandando, ovvero suo figlio Gesù.

Perché alcuni predicatori appesantiscono i credenti?

Perché interpretano la Bibbia da una prospettiva non più valida, quella della legge, che continua a ricordarci che siamo peccatori. Ma dovremmo imparare a sforzarci di interpretarla da una prospettiva migliore, quella della dispensazione della grazia: “Senza dubbio avete udito parlare della dispensazione della grazia di Dio affidatami per voi;” (Ef.3:2) che ci ricorda di essere santi e amati da Dio.

Come afferma 1 Timoteo 1:9, “La legge non è per il giusto”. La legge è destinata agli empi, a coloro che confidano in se stessi e disprezzano le cose di Dio. Si applica agli orgogliosi, ai ribelli e a coloro che hanno bisogno di essere risvegliati dal loro torpore.

Se hai ricevuto il dono della giustizia di Cristo, la legge non è appropriata per te. Pertanto, non prendere quelle medicine e non avere nulla a che fare con la legge.

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