Secondo una statistica sarebbe tra i 100 versetti più letti al mondo. Lo si vede pubblicato ovunque. Sui social, nei gruppi WhatsApp, stampato sulle magliette e predicato nei sermoni della domenica. Quando Donald Trump venne eletto nel 2016, fu il versetto più citato dai famosi leader cristiani dell’epoca. Addirittura, durante la pandemia è stato il terzo versetto più cercato su internet.
Secondo voi qual è…?
…se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò il suo paese. (2 Cronache 7:14)
Sia chiaro, amo questo versetto perché è Parola di Dio. Quello che non amo è il modo in cui alle volte viene usato. Ho ascoltato diversi sermoni nel corso degli anni (l’ultima volta è stato qualche settimana fa) proprio su questo passo. E tutti avevano lo stesso fine: portare le persone a “metteresti a posto” con Dio. Perché secondo queste parole se ci umiliamo, preghiamo e ci pentiamo dei nostri peccati, allora potremo essere ascoltati, perdonati e guariti da parte del Signore.
Beh, se fossimo ancora nell’antico patto sarei d’accordo su questo, dato che le benedizioni erano subordinate a delle condizioni. Infatti noterai che il versetto 14 è una continuazione del versetto 13 dove Dio stava parlando al re Salomone, dicendogli che, se avesse mandato siccità, locuste e pestilenze a motivo della disubbidienza del Suo popolo. L’unico modo che Israele avrebbe avuto per essere perdonato sarebbe stato quello di: umiliarsi, pregare e allontanarsi dalle vie malvagie.
Se Israele avesse soddisfatto questo requisiti allora il Signore avrebbe fatto tre cose: ascoltato, perdonato e guarito la loro terra. Inviando la pioggia per porre fine alla siccità. Rimuovere le locuste. E fermare la peste.
Quindi, questi versetti hanno a che fare con l’alleanza stipulata con Mosè (che Israele infrangeva), le conseguenze (siccità, locuste, peste), la risposta di Israele (umiltà, preghiera, pentimento) e le azioni di Dio (ascoltare, perdonare, guarire).
Ora ti chiederai: “che male c’è se nel 2023, la chiesa si umilia, prega e si allontana dalle vie malvagie?” Nessuno!! Il problema sta nel credere che la chiesa debba soddisfare questi requisiti prima di ricevere qualcosa da Dio.
Grazie alla croce non è più cosi.
Trovandoci nella nuova alleanza che non comincia dal vangelo di Matteo 1:1 ma dalla morte di Gesù Cristo, tutto quello che riceviamo da Dio è senza condizioni ed è riversato su di noi a causa di Gesù:
Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. (Efesini 1:3)
A partire dalla salvezza, ogni benedizione ci viene data per grazia attraverso la fede. Non abbiamo più bisogno di soddisfare nessun requisito perché nel patto del sangue di Gesù le benedizioni si basano su ciò in cui crediamo, non su come ci comportiamo. Infatti la lettera agli Ebrei dice:
Perché con un’unica offerta Egli ha perfezionato (reso perfetti) per sempre coloro che sono santificati (resi santi). (Ebrei 10:14)
L’importanza di sapere che siamo figli
Molti cristiani ascoltando questo tipo di messaggio: “se non fai questo o quest’altro allora non sarai benedetto” risultano essere infelici perché si sforzano di guadagnare ciò che Dio ha, invece, già dato loro.
Nella parabola del figliol prodigo accade proprio questo. Il fratello maggiore si lamentava di come suo padre non gli avesse dato nemmeno un capretto per tutti i suoi anni di servizio:
Ma egli rispose al padre: “Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici; (Luca 15:29 )
È un atteggiamento che molti credenti hanno: “Dio, perché non mi hai ricompensato per il mio fedele servizio?”
Ma nella storia il padre non poteva ricompensare il figlio con un capretto. Perché tutte le capre, le mucche e il bestiame appartenevano già al figlio. Il padre aveva diviso la proprietà quando il fratello minore chiese la sua eredità «…Ed egli divise fra loro i beni»(Luca 15:12).
L’intera fattoria apparteneva già al fratello maggiore. Ma non riusciva ad essere consapevole di questo perché si considerava un servo che lavorava per ottenere un salario piuttosto che un figlio già proprietario di un’eredità.
Lo stesso si potrebbe dire di molti cristiani. Considerandosi servi piuttosto che figli, non sono in grado di ricevere ciò che Dio ha fornito loro gratuitamente. E questa è una doppia tragedia: lavorano per guadagnare cose che hanno già, e sono incapaci di goderne.
Ma nella parabola il padre disse al fratello maggiore: «Figliolo, ogni cosa mia è tua» (Luca 15:31). Non dice: “un giorno sarà tuo” ma “ora è tuo”. E il nostro Padre celeste ci dice la stessa cosa:
Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui? (Romani 8:32)
Dio ci dona se stesso e quando hai Lui hai anche tutto il resto. Hai solo bisogno di guardare a Gesù per sapere che questo è vero.
Nella storia, il fratello maggiore era infelice perché non sapeva quanto suo padre lo amasse. Stava lavorando per una cosa che già possedeva. Allo stesso modo potrà capitare a motivo di interpretazioni non cristocentriche come quella di 2 cronache 7:14 di non essere consapevoli della nostra eredità.
Ti invito a considerare quello che siamo in Cristo Gesù:
Eredi della salvezza (Ebrei 1:14)
Eredi della vita eterna ( Matteo 19:29 , Marco 10:17, Efesini 1:14 , Tito 3:7)
Eredi delle promesse di Dio (Ebrei 6:12 , 17)
Eredi delle benedizioni di Abramo (Genesi 15:1; Galati 3:29)
Eredi del regno (Colossesi 1:12, Giacomo 2:5)
Eredi della terra (Matteo 5:5, Romani 4:13)
Eredi della grazia (1 Pietro 3:7-9)
Eredi di tutte le cose ( Giovanni 17:10, Ebrei 1:2, Apocalisse 21:7 ).
Se noi cristiani ci ricordassimo di quanto siamo ricchi, smetteremmo di vivere da schiavi e di chiedere “capretti”. Cominceremo invece a lodarlo per la sua generosità e a raccontare agli altri la buona notizia in modo che anche loro potranno unirsi alla festa.