Quando accadono cose brutte tendiamo a chiederci: perché Dio l’ha permesso? Su buonenotizie.org l’argomento è stato già affrontato alcune volte e se non l’hai ancora letto, ti invito a farlo.
Oggi invece voglio guardare ad un altro versetto scritto dal profeta Isaia che dice:
«Io formo la luce, creo le tenebre, do il benessere, creo l’avversità (male); io, il SIGNORE, sono colui che fa tutte queste cose» (Isaia 45:7).
Apparentemente questo verso sembra indiscutibile e potremo pensare che sia volontà di Dio mandare: malattie, morte, calamità, sciagure, con lo scopo di portare i popoli o la sua chiesa al ravvedimento.
Che tristezza!! Anziché onorare il nostro Dio per la sua bontà gli affibiamo colpe che non ha.
Ora ti chiederai: “ma come fai ad essere cosi sicuro che non é responsabilità di Dio il male che c’è nel mondo?” Semplice, perché conosco Gesù, e Lui è l’esatta rappresentazione di Suo Padre.
Ti chiedo: “A quante persone Gesù mandó una malattia per insegnargli qualcosa? A quanti genitori Gesù tolse un figlio come punizione? In quante città da Lui visitate mandò calamità naturali per giudicarle?” A nessuno/a.
Se l’immagine che abbiamo di Dio non deriva da Gesù crederemo che sia Dio l’autore di ogni male. Ma quando l’immagine di Dio scaturisce da Gesù, allora vedremo un Padre che ama dare cose buone ai suoi figli e che ha già giudicato ogni nostro peccato sulla croce.
Allora come dovremmo intendere le parole di Isaia quando dice che Dio crea l’avversità? Per farlo è necessario considerare due contesti.
Il contesto del patto tra Dio e Israele
Sicuramente è un contesto ampio da considerare ma necessario quando troviamo nell’Antico testamento affermazioni come queste riguardo a Dio.
Se ricordi la storia di Esodo 19, Dio promise che se Israele Gli avesse obbedito, «…sarebbe stato per Lui un tesoro particolare fra tutti i popoli della terra» (Esodo 19:5). Di fronte a questa dichiarazione il popolo accettò quelle parole e Dio quindi procedette con il dare la legge a Mosè che era fatta di benedizioni e maledizioni.
In questo modo, Dio fu autorizzato ad adempiere le parole del Suo patto con loro. Dovevano essere benedetti per l’obbedienza e maledetti per la disobbedienza. (Deuteronomio 28)
Per cui, quando leggiamo frasi del tipo: “Dio crea l’avversità” oppure “Dio crea la sciagura” (Amos 3:6) è perché stava semplicemente mantenendo il patto con Israele, non certamente rivelando i suoi attributi al mondo, né tanto meno contraddicendo la rivelazione di se stesso che oggi abbiamo in Gesù.
Grazie a Dio quel patto è terminato, oggi ne abbiamo uno superiore stabilito su migliori promesse: «Ora però egli ha ottenuto un ministero tanto superiore quanto migliore è il patto fondato su migliori promesse, del quale egli è mediatore.» (Ebrei 8:6)
Il contesto storico di Isaia
Il capitolo 45 fa parte di una sezione più ampia che va dal 40 al 66 e si rivolge alla nazione di Israele durante la sua prigionia a Babilonia. In questa sezione Dio promise di liberare il suo popolo dall’esilio Babilonese usando il pagano Ciro, re di Persia.
«Cosi parla il Signore al suo unto, a Ciro, che io ho preso per la destra per atterrare davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re…» (Isaia 45:1)
Centocinquant’ anni prima che Ciro nascesse e diventasse re di Persia, Dio fece scrivere queste parole ad Isaia. Ed intorno al 538 a.C. quando il re Ciro arrivò a Babilonia dove c’erano migliaia di Ebrei tenuti in prigionia, qualcuno di questi consegno proprio a Ciro il libro d’Isaia che parlava di lui.
Secondo lo storico Giuseppe Flavio, quando Ciro lesse queste parole ne fu positivamente colpito:
Nel leggere tali cose, Ciro prima si stupì della divina potenza, poi fu preso da un forte desiderio e dall’ambizione di fare quanto era stato scritto: e, convocati i Giudei più distinti tra i residenti in Babilonia, disse loro che acconsentiva che se ne andassero nella loro patria e ricostruissero sia la città di Gerusalemme sia il tempio di Dio; Antichità giudaiche Libro XI:6
Dal contesto storico possiamo quindi notare una cosa riguardo a Isaia 45: 7 che queste parole non sono dirette a noi ma ad un antico persiano. Isaia usa parole e concetti che avrebbero avuto senso per qualcuno cresciuto sotto la religione persiana che nasceva da presupposti diversi rispetto a quella Giudaica.
Infatti secondo alcuni commentatori la religione persiana, credeva nell’esistenza di un dio buono chiamato Ormuzd (che significa «signore saggio») ed uno cattivo, detto Ariman, in lotta continua con Ormuzd.
Da questa lotta perpetua fra Bene e Male i persiani credevano che gli affari degli uomini fossero governati da queste due forze opposte. Ma Dio in quelle parole profetiche disse a Ciro: “sono IO il creatore di tutto ” «…do il benessere, creo l’avversità; io, il SIGNORE, sono colui che fa tutte queste cose» (Isaia 45:7)
Con queste parole Ciro riconobbe l’esistenza del Dio d’Israele che lo spinse poi a liberare gli ebrei e riscostruire Gerusalemme.
Ora è doveroso chiedersi: cosa passò per la mente di Isaia quando scrisse tutte queste profezie riguardo alla liberazione degli Ebrei e la ricostruzione di Gerusalemme mentre queste cose non erano ancora accadute? Che Dio era l’autore male? mhmm non credo, piuttosto pensò che Dio è buono ed ama i suoi figli.
Infatti all’inizio del suo libro Isaia disse: «Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene,
che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro!» (Isaia 5:20).
Non cadiamo nell’inganno di credere che Dio è male, tenebre o amaro. Piuttosto crediamo che Dio è per noi e che nelle difficoltà Lui si rivela e agisce in nostro favore. Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? (Romani 8:31)
Io credo piuttosto che Dio, creatore di Tutto, sia l’esistenza in sè e per sè.
Il male maggiore è quello di credere che il male sia veramente così dannoso come noi pensiamo, infatti se ciò che succede fa parte del tutto e anche parte del divino, è scelto da Dio per far accadere qualcosa di Buono, bisogna credere in Dio anche nel male, come la scelta divina più corretta.
Questo è ovviamente solo un modo per rapportarsi al mondo, al quale bisogna aggiungere anche una condotta verso il fare del bene, ascoltando la nostra logica.
Infatti la logica è limitata, va bene solo per il singolo, io posso decidere cosa è giusto fare e ho il dovere divino di farlo, ma ho anche il dovere divino di amare Dio, di seguirlo, e Dio si mostra tramite le situazioni che accadono, le quali è importante lasciare agire, fermarle sarebbe come fermare il volere divino.
Credo in questo, anche perchè spesso quando si risponde positivamente a qualcuno che ci fa del male(verbalmente o fisicamente) spesso questo cede, si pente ed è felice di essere accettato per ciò che è o per ciò che è stato, anche le sue azioni diventano positive (Sarebbe come il porgere l’altra guancia, Dio è inoltre il primo a non reagire di fronte al male, a lasciar agire agire il male e così dobbiamo imparare anche noi, è infatti l’unico modo per far si che ogni essere umano si senta accettato e amato e possa così accettare ed amare le persone e Dio).
Certo il male non è sempre dannoso perché ci modella. Però penso sia male credere che Dio scelga di mandarci il male (scusa il gioco di parole). Era scelta di Dio che Adamo ed Eva peccassero in Eden? Era scelta/volere di Dio che Abele fosse ucciso da Caino e di conseguenza che Caino uccidesse suo fratello Abele? Non credo. La realtà è che esiste un principe in questo mondo corrotto che si chiama diavolo che guida, incita le persone a compiere il male come fece con Eva. Ma Grazie a Dio il diavolo è un nemico sconfitto!!
Buongiorno Francesco, grazie per la tua riflessione. È chiara ed esaustiva. Perfetta
dio ha inserito la componente dolore nell’esistenza. Se non l’avesse voluta e fosse realmente onnipotente non avrebbe avuto alcun problema a non contemplarla. E’ lui colui che indurì il cuore del faraone per avere la giustificazione delle piaghe, lui che mandò il diluvio universale, lui che punì l’umanità con il peccato, lui che decise di tramandarlo di padre in figlio. Nessun padre buono punirebbe il nipote per un errore commesso dal figlio…
Sul fatto che Dio punisca il peccato sono pienamente d’accordo, cè solo da capire se ancora lo punisce e in che modo. Infatti nell’Antico testamento Dio puniva l’uomo se non osservava la legge che aveva dato a Mosè ma con l’arrivo di suo figlio Gesù, Dio ha punito i peccati di tutto il mondo una volta per sempre alla croce. “Non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesú” (Romani 8:1).
Il peccato invece che rimane nelle vite dei cristiani, tuttavia, a volte richiede la disciplina di Dio, qui ho scritto un articolo
Invece per quanto riguarda che Dio abbia inserito il male nell’esistenza, la Bibbia è abbastanza chiara nel dire che il male non è entrato per via di Dio ma dell’uomo: “Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato…” (romani 5:12).
Sul faraone ho scritto qualcosa qui