Molte persone considerano Giobbe un grande uomo e un campione della fede.
Come ricorderete, Giobbe aveva perso tutto (figli, salute e bestiame) che lo portarono a pronunciare una delle frasi più famose della bibbia: “Il Signore ha dato il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore” (Giobbe 1:21). Come risultato di questa sua esperienza di vita, molte persone oggi credono che:
1.Dio dà e toglie cose buone come la salute, il lavoro, i figli
2.Dio usa Satana per adempiere i suoi scopi
3.Dio usa la malattia o qualche altra sofferenza per disciplinarci e renderci umili
Ho già scritto qualcosa a riguardo di questo ma credo che per una corretta comprensione ci sia bisogno di guardare più da vicino la vita di quest’uomo che per buona parte del libro è descritto come un religioso ma che alla fine è stato cambiato (come accaduto per ogni credente) dalla Grazia di Dio.
Non ce l’ho con Giobbe sia chiaro, anzi mi identifico con lui quando sono nella prova ma non capisco perché debba essere considerato un gigante della fede e quindi un grande esempio da seguire per tutti noi.
Il libro di Giobbe riporta molte delle cose non vere che diciamo quando attraversiamo delle difficoltà, come ad esempio: ” Tu doni e porti via ” oppure ” Il Signore ha dato il Signore ha tolto; “. Ma non ci facciamo caso, perché abbiamo prestato più attenzione alle parole di un uomo ferito da Satana (da Giobbe 1 a Giobbe 31) che alle parole di un uomo trasformato da Dio (Giobbe 40-42).
Penso che quando arriverai alla fine di questo breve articolo, rimarrai stupito nel vedere che Giobbe era un uomo imperfetto come lo siamo stati io e te ma che poi è stato reso perfetto dalla Grazia di Dio.
Otto cose che forse non sai di Giobbe:
1.La fede di Giobbe era diversa da quella dei patriarchi
Voglio partire da questo punto perché l’epoca in cui Giobbe visse è ricollocabile all’era dei patriarchi, inoltre la tradizione ebraica attribuisce questo libro allo stesso autore di Genesi, Mosè. Per cui si potrebbe pensare che Giobbe si rapportasse con Dio come facevano i suoi predecessori, attraverso sacrifici come mezzo per ottenere il perdono dei peccati.
Prendiamo ad esempio Noè. Se guardiamo alla vita di entrambi potremmo vedere delle differenze nel modo di fare sacrifici.
Giobbe li faceva da religioso (Giobbe 1:5) perché faceva sacrifici per sentito dire (Giobbe 42:5) anziché per fede.
Noè invece faceva sacrifici (Genesi 8:20) DOPO che Dio aveva mantenuto la sua parola, quindi il suo era un sacrificio di ringraziamento. Al contrario, Giobbe faceva dei sacrifici religiosi per paura: “Quando i giorni della festa terminavano, Giobbe li faceva venire per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva un olocausto per ciascuno di essi, perché diceva: «Può darsi che i miei figli abbiano peccato e abbiano rinnegato Dio in cuor loro». Giobbe faceva sempre così” (Giobbe 1:5). Non aveva pace né fiducia nel fatto che i suoi figli fossero al sicuro a meno che non facesse qualcosa. Forse pensava di aver bisogno di guadagnare il favore di Dio.
La Bibbia dice (AT e NT) che l’uomo non è salvato dal sangue di tori e capri, ma dalla fede. Noè si fidava di Dio mentre Giobbe no. Il sacrificio di Noè, come quello di Abele (Ebrei 11:4) è in risposta a qualcosa che Dio aveva fatto, che è l’essenza della fede.
2.Giobbe si considerava un puro
Questo è un punto che non avevo mai notato, perché le parole dette al capitolo 31 dimostrano la sua auto-purezza. Come molte persone religiose Giobbe credeva nella legge del “se mi comporto bene allora sono Ok!” Infatti disse queste cose:
v.1 Non ho mai fissato gli occhi su una ragazza vergine;
v.5 Non ho mai detto menzogne;
v.7 Nessuna sozzura si è mai attaccata alle mie mani;
v.9 Il mio cuore non si è mai fatto sedurre da una donna;
Sai chi mi ricordano queste parole? Il giovane ricco che parlando con Gesù si vantava di come era stato bravo nell’osservare la legge!!
3.Giobbe credeva nella sfortuna
Se c’è nella bibbia un uomo pieno di incertezze e paure quello è Giobbe, perché temeva che delle disgrazie gli avrebbero potuto rovinare la vita. “Non appena temo un male, esso mi colpisce;
e quel che mi spaventa, mi piomba addosso ”(Giobbe 3:25).
4.Giobbe viveva nel lamento
Non si può fare a meno di leggere le parole di Giobbe e vedere un uomo che si lamentava dalla mattina alla sera. Non dico che non avesse giuste motivazioni per farlo. Ma sai quante altre persone si sono lamentate, si lamentano e si lamenteranno come e più di Giobbe? Quindi, che esempio ha da darci un uomo che si lamenta? Che se mi lamento, Dio allora mi ascolta di più? “Io provo disgusto della mia vita;
voglio dare libero sfogo al mio lamento, voglio parlare nell’amarezza dell’anima mia” (Giobbe 10: 1).
5.Giobbe era un narcisista
Aveva un grande ego al punto da sviluppare dei tratti narcisisti e osservare il mondo da una prospettiva distorta. Il suo problema era quello di sentitisi superiore agli altri, in altre parole si considerava perfetto. La fiducia di Giobbe non era nel Signore, ma nel suo buon comportamento. “Quante sono le mie iniquità,quanti i miei peccati?Fammi conoscere la mia trasgressione, il mio peccato!”(Giobbe 13:23). “Dio mi pesi con bilancia giusta e riconoscerà la mia integrità” (Giobbe 31: 6).
Era talmente pieno di sé che riuscì a far tacere i suoi tre amici. “Quei tre uomini cessarono di rispondere a Giobbe, perché egli si credeva giusto” (Giobbe 32: 1).
6.Giobbe incolpava Dio per i suoi problemi
Non capisco perché si dice che Giobbe non abbia mai incolpato Dio quando in realtà dalla sua bocca sono uscite queste parole : “Come vive Dio che mi nega giustizia, come vive l’Onnipotente che mi amareggia la vita” (Giobbe 27: 2). Dio era la causa dei suoi guai : “Infatti le saette dell’Onnipotente mi trafiggono, lo spirito mio ne succhia il veleno; i terrori di Dio si schierano in battaglia contro di me” (Giobbe 6:4, 9:17).
Una tempesta aveva ucciso i suoi figli e degli sciacalli rubato il suo bestiame ma Giobbe ha dato la colpa a Dio (Giobbe 1:21). Non so te, ma a me ricorda tanto qualcuno che che quando “morì” incolpò Dio, Adamo!
7.Giobbe desiderava la morte
Può essere d’esempio uno che desidera di morire? Andiamo non è possibile! Giobbe detestava la sua vita al punto di chiedere la morte “Io preferisco soffocare,a queste mie ossa preferisco la morte. Io mi sto consumando; non vivrò sempre; ti prego, lasciami stare; i giorni miei non sono che un soffio” (Giobbe 7:15,16). Giobbe non aveva fede nel Dio che vede «ATTA-EL-ROI» e nemmeno in colui che provvede «IAVÈ-IRÈ», anzi sperava nel soggiorno dei morti come rimedio per le sue malattie (Giobbe 17:13).
8.Giobbe non è presente nella “TOP TEN” dei campioni della fede
Se fosse davvero un esempio di fede, perché allora lo scrittore alla lettera agli Ebrei (capitolo 11) non lo nomina per niente? Un motivo c’è. Se leggi quell’elenco di persone noterai una cosa, che le loro vite erano tutt’altro che perfette come quella auto-costruita di Giobbe. Lo scrittore in quel capitolo, menziona prostitute, adulteri, assassini, ubriaconi, uomini ordinari piuttosto che straordinari, elevandoli ad esempi di fede. Perché? Perché la Grazia di Dio parla sempre della nostra identità in Lui piuttosto che delle nostre mancanze.
Questo è il Giobbe da cui spesso prendiamo esempio.
Come puoi dire che Giobbe non sia un esempio se il nuoto testamento lo prende come esempio? Vedi Giacomo 5:11: Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso.
Ciao! Non credo che Giacomo stia dicendo che Giobbe è un esempio da imitare (in senso letterale) perché la storia di Giobbe dice il contrario.
Giacomo sta scrivendo per incoraggiarci ad essere pazienti (dal v.7) e lo fa parlandoci dei grandi profeti che furono chiamati molto spesso a soffrire opposizioni, prigionie, morte, come Mosè, Elia, Isaia che secondo i vangeli apocrifi fu segato in due, Zaccaria lapidato a morte o Giovanni battista giustiziato da Erode…
Sino al v.10 Giacomo ci da degli esempi di un certo “spessore” difficili da imitare. Allora al v.11 ci porta un altro esempio ben diverso da quelli sopra citati ovvero Giobbe.
Se hai letto il libro di Giobbe avrai notato che era tutt’altro che paziente o costante. Era uno che si lamentava parecchio, più volte ha chiesto di morire.Ha incolpato Dio per i suoi dolori, etc…
Alla luce di questo penso che Giacomo abbia scritto queste parole perché sa che quando entriamo nelle prove della vita siamo più portati ad immedesimarci con la vita Giobbe che con quella dei profeti.
Dunque il significato di questo versetto non è “ammira la pazienza di Giobbe” ma “fissa il tuo sguardo sul Signore che ha aiutato Giobbe ad essere paziente”
Dio ci aiuta ad essere pazienti come Giobbe, nonostante i nostri lamenti, peccati (che lo stesso Giobbe fece) Lui non ci tratta come meritiamo ma ci ama come un padre e vuole il meglio per noi.
Questa è una buona notizia!! Se stiamo attraversando momenti difficili e pensiamo che Dio non ci ascolti o ci stia provando, rinnoviamo la nostra mente e guardiamo al Signore che è pieno di compassione e misericordia. Perché lo Stesso Dio che ha amato un impaziente di nome Giobbe ti ama e quello che ha fatto per lui è pronto a farlo per noi.